Geco Leopardino

  • Classe: Reptilia
  • Ordine: Squamata
  • Sottordine: Sauria (o Lacertilia)
  • Famiglia: Eublepharidae
  • Sottofamiglia: Eublepharinae
  • Genere: Eublepharis
  • Specie: Eublepharis macularius

Il geco leopardino, noto anche come geco leopardo, è uno dei rettili più allevati grazie alla sua indole docile, alla taglia contenuta e alla relativa robustezza. In questa guida trovi indicazioni pratiche e rigorose per habitat, parametri ambientali, dieta, riproduzione e prevenzione delle malattie. L’obiettivo è aiutarti a impostare un allevamento sano e responsabile, ottimizzato per il benessere dell’animale e per ridurre gli errori più comuni.

Habitat naturale del geco leopardino

Specie originaria di Afghanistan, India nordoccidentale e Pakistan. Vive in ambienti aridi e semiaridi con substrati rocciosi e macchia di arbusti spinosi. Il clima è secco con escursione termica giornaliera marcata e microhabitat che includono rifugi sotto rocce e anfratti, utili per termoregolazione e umidità localizzata. 

Aspetto e caratteristiche fisiche

Il geco leopardino è terricolo, privo di lamelle adesive e dotato di unghie, con palpebre mobili. La coda è voluminosa e ricca di depositi adiposi che fungono da riserva energetica e idrica. I giovani sono gialli con bande scure, gli adulti mostrano fondo giallo con macchie color cioccolato. Taglia totale oltre 20 centimetri, peso da 40 a 100 grammi. Dimorfismo sessuale con maschi più grandi, base della coda più massiccia e pori preanali dispostio a “ V” ben evidenti. In caso di autotomia la coda ricresce in due fino a sei settimane con forma differente.

Comportamento e stile di vita

Specie notturna e insettivora. Non necessita di interazioni sociali e può essere stressata dalla competizione per cibo e territorio, con rischio di cannibalismo tra giovani. Longevità elevata con registri oltre 20 anni, record maschio 28 anni e femmina 21 anni e sei mesi.

Come allevare un geco leopardino in cattività

Terrario ideale

Per un geco leopardino adulto è indicato un terrario di almeno 60×45×45 cm, anche se, quando lo spazio lo consente, un 90×45×45 cm offre maggiore libertà di movimento e gestione dei gradienti. Assicurati di avere una buona ventilazione con griglie sia in basso sia in alto e evita la convivenza, soprattutto tra maschi. All’interno organizza tre rifugi: una tana calda e asciutta sul lato caldo, una tana calda e umida per facilitare la muta con muschio o vermiculite mantenuti umidi, e una tana fresca e asciutta sul lato freddo. Completa l’arredo con pannelli di sughero, rocce ben stabili, qualche ramo basso e superfici ruvide che aiutino a rimuovere eventuali residui di muta.

Parametri ambientali

Temperatura diurna con gradiente da 22 a 30 gradi Celsius, punto caldo 32 gradi e punto freddo 20 gradi. Temperatura notturna con lieve calo e minimi indicati in 18 gradi.Oltre 32 gradi si osservano stress e scurimento, a 38 gradi rischio di morte. Umidità generale 30–50% contenuta. Mantenere una ventilazione efficace con griglie basse sul lato freddo e alte sul lato caldo per evitare ristagni di umidità e anidride carbonica. Fotoperiodo da 12 a 14 ore di luce. Il geco leopardino è una specie notturna per la quale la luce ultravioletta non è indispensabile, nonostante ciò alcune linee guida suggeriscono l’aggiunta di UVB  nei giovani e nei riproduttori con fotoperiodo di 12 ore giorno e 12 ore notte. 

Cosa mangia il geco leopardino

Dieta in natura

Predatore di una ampia varietà di artropodi, inclusi scorpioni, e talvolta piccoli sauri. Strategia alimentare opportunista lungo la notte con cattura attiva.

Dieta consigliata in cattività

Allevare e ruotare insetti da pasto come grilli, tarme della farina, kaimani e camole del miele. Aggiungere ai grilli mediante spolvero il calcio carbonato prima del pasto e con multivitaminico una volta alla settimana. La vitamina D3 può essere utile ma va dosata con prudenza per evitare mineralizzazioni tissutali. Il cibo va offerto in ciotole basse per limitare ingestione accidentale di substrato.

Frequenza dei pasti per età e fase

Neonati e giovani: offrire grilli e larve caricati ogni uno o due giorni con calcio a ogni pasto. Femmine gravide: nutrire almeno a giorni alterni e lasciare calcio carbonato in ciotola a libera scelta. Adulti non in riproduzione: due o tre pasti a settimana con prede caricate come descritto in precedenza.

Riproduzione del geco leopardino

Stagione riproduttiva da gennaio a settembre con possibilità di sincronizzazione tramite periodo fresco e fotoperiodo ridotto per quattro fino a otto settimane. Questa fase non è indispensabile ma può rendere più uniforme l’avvio della riproduzione. Maturità sessuale intorno ai 40 fino a 50 grammi. La femmina depone in media quattro fino a cinque covate per stagione con circa un mese di intervallo. Durata dall’accoppiamento alla deposizione tra quindici e trenta giorni. Dimensione covata due uova. Incubazione su vermiculite e acqua in rapporto uno a uno in peso. Schiusa in sei fino a dodici settimane. Determinazione del sesso dipendente dalla temperatura di incubazione. A 27 fino a 29 gradi Celsius soprattutto femmine.

Principali malattie e prevenzione

Nel geco leopardino la maggior parte delle patologie nasce da errori di gestione e alimentazione, perciò la prevenzione comincia sempre da un habitat corretto, un’alimentazione varia e integrata, e da controlli periodici delle feci e del peso. Un animale allevato con un buon gradiente termico, una tana umida sempre disponibile, luce e integrazioni adeguate sviluppa meno problemi, risponde meglio alle terapie e vive più a lungo.

Tra le malattie più frequenti c’è la malattia metabolica delle ossa (MBD), conseguenza di squilibri tra calcio, fosforo e vitamina D3, sii manifesta con debolezza, tremori, mandibola o arti molli, deformità e fratture. La prevenzione passa da un’integrazione regolare di calcio, dall’uso ragionato della D3, da una lampada UVB a basso livello con zone d’ombra e, soprattutto, da un corretto range di temperatura che consenta di digerire e assimilare i nutrienti.

Molto comune è anche la ipovitaminosi A, che nei gechi si traduce in palpebre gonfie e incollate, cheratinizzazione delle mucose, congiuntiviti ricorrenti e problemi riproduttivi. Poiché gli insetti d’allevamento sono poveri di vitamina A, è essenziale nutrirli bene prima della somministrazione (gut-loading) e offrire un multivitaminico di qualità a cadenza regolare. È importante evitare sia la carenza sia gli eccessi: meglio dosi piccole ma costanti, guidate da un veterinario esperto in esotici.

Le patologie gastrointestinali e parassitarie comprendono enteriti batteriche, coccidiosi, ossiuri e, nella forma più temuta, la criptosporidiosi (Cryptosporidium varanii), che provoca dimagrimento progressivo, diarrea intermittente e “coda a stecco”. La prevenzione qui è soprattutto gestionale: quarantena di 60–90 giorni per ogni nuovo arrivo in un allestimento semplice e facilmente sanificabile, esami coprologici periodici, rimozione rapida dei residui di cibo, utensili dedicati per animali diversi e una disinfezione meticolosa. Un geco che perde peso nonostante l’appetito o che alterna feci molli e maleodoranti va valutato senza indugio.

La ritenzione di muta (dysecdysis) è un’altra evenienza frequente e può lasciare anelli di pelle su dita, coda e palpebre, fino a compromettere la circolazione o l’occhio. Si previene garantendo una tana umida con muschio o substrato idoneo sempre leggermente bagnato, superfici ruvide per sfregare, una corretta idratazione e temperature adeguate. Al primo segno di muta trattenuta è utile intervenire subito con bagnetti tiepidi e, se persistente o vicino agli occhi, con la visita veterinaria.

Le infezioni respiratorie compaiono spesso in terrari troppo freddi o umidi, con scarsa ventilazione o correnti d’aria. Starnuti, sibilo, muco orale e apatia sono campanelli d’allarme. Mantenere il punto caldo di superficie a 32–35 °C, un’aria lato caldo intorno ai 28–30 °C, un lato fresco ben distinto e un’umidità ambientale moderata con buona aerazione riduce drasticamente il rischio.

Non di rado incontriamo impaction intestinale, dovuta all’ingestione di substrati sciolti o di prede troppo grandi e chitino­se. La prevenzione migliore è un fondo solido e sicuro (ardesia, carta, PVC o un bioattivo ben compattato se si ha esperienza), prede di dimensione proporzionata alla distanza tra gli occhi e corretta idratazione. Rimuovere gli insetti non consumati evita anche morsi e stomatiti.

Sul versante metabolico compaiono steatosi epatica e obesità, soprattutto con diete sbilanciate su camole grasse e con scarsa attività. Un geco con coda eccessivamente voluminosa, letargico e inappetente potrebbe essere sovrappeso. Offrire varietà (blatte, grilli, locuste, bachi), limitare gli insetti molto lipidici, pesare l’animale settimanalmente e mantenere un regime di alimentazione adeguato all’età sono le mosse chiave. All’estremo opposto, un rapido assottigliamento della coda indica mobilizzazione delle riserve e richiede accertamenti.

Nelle femmine possono comparire distocia (ritenzione delle uova) e altre complicanze riproduttive. Si riducono predisponendo una camera di deposizione con substrato umido e fine, assicurando calcio e D3 adeguati prima e durante la stagione riproduttiva, evitando accoppiamenti in soggetti immaturi o sottopeso e garantendo privacy e tranquillità.

Non vanno trascurate le patologie del cavo orale come stomatite e ascessi, favorite da traumi, morsi da parte degli insetti da pasto, carenze vitaminiche e scarsa igiene. Una dieta ben bilanciata, la rimozione degli insetti residui dopo i pasti e superfici non taglienti minimizzano il rischio. Allo stesso modo, problemi oculari come blefarite, ritenzione dello “spectacle” e congiuntiviti si prevengono con corretta umidità, vitamina A ben dosata e ambienti puliti, intervenendo subito se l’animale tiene gli occhi chiusi o presenta secrezioni.

Infine, ricordiamo i traumi e le ustioni: i gechi possono perdere la coda per autotomia se afferrati in modo improprio e possono ustionarsi con pietre riscaldanti o fonti di calore non termostatate. Manipolazioni lente e basse, riscaldamento controllato da termostato e arredi stabili e sicuri sono la miglior assicurazione contro questi incidenti.

In termini pratici, la prevenzione quotidiana è fatta di piccoli gesti costanti: osservare l’animale durante e dopo i pasti, controllare feci e appetito, verificare che la coda mantenga un buon trofismo, pesarlo con regolarità, mantenere pulite ciotole e superfici e programmare controlli veterinari periodici con esami fecali. Al comparire di segni come dimagrimento, apatia, difficoltà respiratoria, gonfiore degli occhi, muco orale, feci anomale o residui di muta persistenti, rivolgersi tempestivamente a un veterinario esperto in animali esotici fa spesso la differenza tra un intervento semplice e una patologia avanzata.

Curiosità e note interessanti

La coda funge da serbatoio di energia e acqua e può essere autotomizzata come difesa, con ricrescita differente dalla forma originale. Molti esemplari consumano l’exuvia dopo la muta, comportamento che consente il recupero di nutrienti. La specie non arrampica su superfici lisce per assenza di lamelle adesive e si affida a unghie robuste per la vita terricola. La temperatura di incubazione può orientare il sesso dei piccoli, dato utile per la pianificazione degli accoppiamenti.

FAQ

Serve l’illuminazione UVB per il geco leopardino?

La specie è notturna e non richiede UVB in modo imprescindibile. Le linee guida SIVAE le considerano non indispensabili ma consigliate nei giovani e nei riproduttori. Bellese conferma che la luce ultravioletta non è necessaria. In ogni caso la gestione va personalizzata in base allo stato clinico e alla dieta. [1] [2]

Qual è la temperatura corretta nel terrario?

Mantieni un gradiente diurno da 22 a 30 gradi Celsius con punto caldo a 32 gradi e punto freddo a 20 gradi. Di notte riduci leggermente fino a 18 gradi come minimo. Oltre 32 gradi compaiono segni di stress e a 38 gradi il rischio è mortale. Usa più termometri e controlla ogni giorno. 

Che substrato usare per ridurre i rischi sanitari?

Per prevenire impaccamenti è prudente privilegiare substrati non corpuscolati come carta o tappetini. La scelta deve bilanciare igiene e naturalità con priorità alla sicurezza, soprattutto nei giovani.

Ogni quanto devo nutrire?

Neonati e giovani ogni uno o due giorni con prede spolverate di calcio. Femmine gravide almeno a giorni alterni con calcio a libera scelta. Adulti non in riproduzione due o tre volte a settimana. 

Fonti

SIVAE. 2012. Linee guida SIVAE per la gestione degli animali esotici. Società Italiana Veterinari per Animali Esotici.

Bradley T., Nieves D.: Leopard gecko Eublepharis macularius, captive care and breeding. Bulletin of the ARAV. Vol 9, n° 3, 1999.

Henkel W.F, Schmidt W.: Geckoes biology, husbandry, and reproduction. Krieger Publishing Company, Malaba, Florida 1995

Mader’s Reptile and Amphibian Medicine and Surgery, 3rd Edition

Ti è piaciuto questo approfondimento? Condividilo dove vuoi!