La salute intestinale degli animali esotici è spesso più fragile di quanto sembri. Molte infestazioni restano silenziose per settimane, mentre nel frattempo riducono l’appetito, ostacolano l’accrescimento, alterano il microbiota e abbassano le difese. Un esame delle feci fatto al momento giusto, con un campione raccolto correttamente, permette di intercettare il problema e di impostare una terapia mirata, evitando trattamenti generici che creano resistenze e ricadute.
Quando programmare l’esame
Ci sono momenti chiave in cui il controllo delle feci è particolarmente utile. Prima dell’ingresso in casa o alla fine della quarantena conviene eseguire due verifiche a distanza di qualche settimana, perché i cicli dei parassiti non sono sincronizzati e una singola analisi può cogliere solo una “fotografia” parziale. Ogni nuovo inserimento in un gruppo o in un terrario condiviso merita un controllo dedicato, per non introdurre un focolaio. Nei rettili il periodo che precede il letargo e la fase di risveglio sono due appuntamenti fissi con il laboratorio. In presenza di diarrea, calo di peso, inappetenza, rigurgiti, distensione dell’addome, prolassi o feci molto maleodoranti, il test non va rimandato. Dopo una terapia antiparassitaria è prudente un primo controllo tra dieci e quattordici giorni e un secondo tra quattro e sei settimane, così da verificare l’efficacia e scovare eventuali reinfestazioni. In assenza di sintomi, uno screening periodico resta consigliabile: nei rettili ogni sei fino a dodici mesi, negli uccelli a intervalli semestrali, nei piccoli mammiferi tra sei e dodici mesi in base al contesto.
Cosa possiamo trovare
Il panorama è ampio e varia con le specie. Nei rettili sono frequenti ossiuri, ascaridi, capillarie, coccidi come Isospora ed Eimeria, flagellati come Hexamita e Trichomonas, talvolta tenie e in casi particolari parassiti con localizzazione polmonare che richiedono test specifici. Negli uccelli osserviamo spesso coccidi, Giardia, capillarie, ascaridi, e nelle specie granivore o nei colombi anche Trichomonas che però si evidenzia meglio con tamponi del cavo orale. Nei piccoli mammiferi il ventaglio comprende coccidi, nematodi e Giardia. Nei conigli compare anche Passalurus. Nei furetti le parassitosi possono convivere con altre patologie intestinali, perciò la lettura del risultato va sempre inserita in un quadro clinico completo.
Quali esami richiedere
In ambulatorio si parte spesso con lo striscio diretto su feci molto fresche, utile per vedere protozoi in movimento. Si prosegue con una flottazione, che mette in evidenza uova e oocisti, e quando serve con una conta quantitativa per ottenere il numero di uova oppure di oocisti per grammo. La sedimentazione aiuta a non perdere parassiti dalle uova più pesanti, come per i cestodi. Esistono test antigenici per Giardia che sono di grande utilità soprattutto quando i soggetti presentano feci alterate in modo intermittente. Per i parassiti polmonari si impiega il test di Baermann, che ricerca le larve migranti. Nei casi recidivanti o negli allevamenti, una analisi molecolare come la PCR consente di identificare con precisione la specie in causa e di scegliere il protocollo terapeutico più adatto.
Come raccogliere il campione
Un buon campione vale quanto un buon microscopio. L’ideale è raccogliere piccole quantità di feci in tre giorni consecutivi, così da attraversare fasi diverse del ciclo del parassita. Ogni porzione va posta in un contenitore pulito ben chiuso, poi conservata in frigorifero e consegnata al veterinario o al laboratorio entro un giorno dall’ultimo prelievo. Non bisogna congelare perché il freddo estremo danneggia molti protozoi. Con i rettili conviene allestire per ventiquattro o quarantotto ore un box con fondo liscio in carta in modo da recuperare le feci senza sabbia o trucioli. Con gli uccelli è utile isolarli per breve tempo in una gabbia pulita, così da separare con più facilità la parte fecale dagli urati. Con conigli, cavie e cincillà è sufficiente raccogliere alcune palline molto fresche, puntando a due o tre grammi complessivi. Le feci liquide vanno prelevate con una spatola pulita. Se il laboratorio fornisce un conservante, segui le istruzioni del protocollo, sapendo che alcuni test richiedono campioni non fissati. È sempre utile etichettare con specie, nome, data e sintomi osservati.
Interpretazione del risultato
Non tutto ciò che è positivo va trattato in modo automatico. Alcuni nematodi dei rettili, a bassa carica e in soggetti in ottimo stato, possono essere considerati commensali. La decisione se intervenire o meno si basa su tre colonne: la specie parassitaria identificata, la carica rilevata e le condizioni cliniche dell’animale. Trattare alla cieca con prodotti generici espone al rischio di resistenze, di tossicità specie specifiche e di peggioramento dell’equilibrio intestinale. Per questo motivo ogni terapia inizia da una diagnosi e da una pesata accurata con bilancia di precisione.
Terapia guidata dalla diagnosi
Le molecole antiparassitarie non sono tutte uguali e non tutte sono sicure per ogni specie. La scelta del principio attivo, del dosaggio e della durata richiede la valutazione del veterinario, che adatterà il piano anche in base all’età, al peso e alla storia clinica. Il trattamento farmacologico funziona meglio se viene accompagnato dalla correzione degli aspetti ambientali. Nei rettili la temperatura del punto caldo e l’eventuale esposizione a una corretta illuminazione incidono direttamente sulla motilità intestinale e sulle difese. L’igiene quotidiana, l’acqua sempre fresca, la gestione pulita degli insetti da pasto e una dieta appropriata per specie riducono le reinfestazioni. Durante il percorso è importante fissare fin da subito i controlli di follow up, con un primo esame a breve distanza e un secondo controllo a ciclo successivo.
Prevenzione e igiene
La vera arma contro le recidive è una routine ordinata. Ogni nuovo arrivo va sistemato in quarantena per almeno un mese con due controlli, uno all’ingresso e uno prima dell’uscita. Le feci vanno rimosse ogni giorno e le superfici devono essere disinfettate con prodotti idonei e accurato risciacquo. In fase di trattamento privilegia substrati semplici che possano essere sostituiti spesso. Se gestisci più terrari o più gabbie, usa attrezzi separati per evitare scambi non voluti. Limita i contatti tra specie diverse. Ricorda che una dieta adeguata sostiene un microbiota più stabile e rende gli animali meno vulnerabili.
Quando è urgente
Ci sono segnali che richiedono una visita immediata. La diarrea con sangue o muco, l’abbattimento marcato, la perdita rapida di peso e i prolassi vanno considerati situazioni di urgenza. Nei serpenti e negli uccelli il rigurgito ripetuto non va mai minimizzato. I segni di disidratazione come occhi infossati e ridotta elasticità della pelle nei piccoli mammiferi indicano che non c’è tempo da perdere.
In sintesi
Un esame delle feci ben programmato e ben raccolto è uno degli strumenti più efficaci per proteggere rettili, uccelli e piccoli mammiferi. Inserirlo nei momenti strategici dell’anno, abbinarlo a una gestione ambientale precisa e interpretarlo alla luce della clinica permette di curare meglio e prevenire le ricadute. Con poche buone abitudini si risparmiano sofferenze agli animali e interventi più complessi in futuro.